◀ Primo capitolo ▶

MARK
Inizio a capire come funziona... inizio a capire questi strani sentimenti, queste emozioni.
È stato estenuante all’inizio, essere travolto da stati d’animo sconosciuti e a volte dimenticati... ma sto rimettendo a posto i pezzi, sto tornando me stesso... e ora potrò focalizzare la mia attenzione su di lei.
È già cambiata... ma questo suo cambiamento non è terminato.
La plasmerò... Amara diventerà ciò che io voglio che sia. Se non posso vivere senza di lei farò in modo che mi sopravviva e che si trasformi per riuscire a starmi accanto. Farò in modo che rimanga mia per sempre.
Manovrerò i fili... e lei non si accorgerà nemmeno di ciò che sto facendo.

AMARA
Oggi è una delle giornate più fredde di Novembre, io e Mark siamo a letto, abbracciati, dopo un risveglio pieno di passione, e io ripenso ai mesi appena trascorsi.Mi sono avvicinata davvero tanto al mio killer preferito. Dopo la mia ultima fuga non abbiamo più avuto grossi problemi, se non per il mio caratteraccio impulsivo. Mi ha punita molte volte dopo gli allenamenti in cui la rabbia per la sconfitta prendeva ancora il sopravvento e grazie a questo sto finalmente imparando a controllarmi.
Il suo addestramento è diventato sempre più intenso e faticoso: è arrivato persino ad attaccarmi in piena notte, mentre dormivo... credo mi abbia fatto venire almeno una decina di infarti con quegli attacchi a sorpresa. Ora però, dopo circa cinquanta sessioni di addestramento di vario tipo credo di essere molto più preparata e letale, o almeno Mark dice così. Io intanto mi mangio le mani per non essere ancora riuscita a colpirlo nemmeno una volta.
Quando i nostri caratteracci non escono fuori, la nostra complicità è totale, il nostro legame è talmente forte che sembra esistere da sempre.
Eric è morto dopo aver detto a Mark tutto ciò che sapeva, è stato Mark a ucciderlo: gli ha sparato in testa. Sono curiosa di sapere cosa gli ha rivelato ma appena tento di fare qualche domanda per scoprire qualcosa, Mark si arrabbia ripensando a quel periodo. E un Mark arrabbiato non è mai una cosa positiva per me, quindi ci ho rinunciato per ora.
Ho ripreso il mio posto in ambulatorio appena Mark mi ha permesso di uscire di casa, dopo che le mie ferite sono guarite. Tra le altre persone sto seguendo una donna incinta, Claire, e ogni volta che penso che sarò io a far nascere il suo bambino entro nel panico. Sono preparata solo grazie ai libri: ho studiato, ho guardato dei video durante i corsi all’università ma sapere che dovrò farlo davvero mi spaventa, non ho mai assistito a un parto. E se qualcosa andasse storto? Non abbiamo nessuno degli strumenti che si trovano negli ospedali per monitorare la salute del bambino e della madre, né possiamo fare analisi o ecografie.
La situazione a Sub Vegas è sempre più pesante, attorno alla città ci sono sempre più uomini armati e Mark ha impedito ai civili di uscire dalla città quindi non possiamo racimolare tante scorte di cibo. Quello che produciamo non è sufficiente a sfamare 500 persone e le scorte man mano stanno finendo. La gente è sempre più nervosa, in parte per la vita sotterranea e in parte per la preoccupazione e sembra essersi dimenticata di quanto Mark sia pericoloso perché di tanto in tanto si formano delle piccole folle con gente che protesta davanti casa.Mark sembra aver trovato pace in quest’ultimo periodo, è più buono e tranquillo e la gente ne approfitta. Se continuano così tornerà il mostro che ha distrutto Eric per settimane, e quando accadrà... perché accadrà... qualcuno farà una brutta fine.
Osservo i suoi occhi di ghiaccio che mi guardano e penso a quanto sia strano che lui continui a farmi lo stesso effetto nonostante tutto il tempo passato insieme. La passione, l’intensità dei miei sentimenti, la paura, l’eccitazione: è tutto sempre così intenso, come se ogni giorno fosse il primo; anche per lui sembra essere lo stesso e ne sono felice.
Mi accoccolo contro il suo petto caldo e muscoloso e mi godo le carezze quando la sua mano mi sfiora la schiena nuda. È bello stare abbracciati sotto le coperte in una giornata così fredda: è quasi dicembre ormai e qui sotto fa più freddo rispetto alla superficie.
Ripenso alla nostra storia e realizzo che non ho mai avuto l’occasione di fargli qualche domanda. Il nostro mondo si è trasformato così in fretta che tutte le cose più banali sono passate in secondo piano. Conosco solo i suoi gusti musicali ma niente di più.
«Mark...»
«Si piccola?»
«Non so praticamente niente di te, voglio conoscerti.»
«Cosa vuoi sapere?»
«Quanti anni hai?»
«Trentuno.»
«E quando compi gli anni?»
«Il 13 Gennaio.»
Non manca molto ormai al suo compleanno. «Mmhh. Che film ti piacciono?»
«Gli horror e i film di fantascienza.»
«Credi ai fantasmi?»
Lui mi guarda storto facendomi ridacchiare. «No piccola, però gli horror in cui raccontano storie presumibilmente vere qualche dubbio lo fanno venire.»
«Dovremmo guardarne qualcuno, io non ne ho mai guardati.»
Sembra scioccato: «Come puoi non aver mai visto un film horror!?»
Faccio spallucce: «Non mi sono mai interessati.»
«Dobbiamo svaligiare un negozio e fare scorta di film allora. Devi recuperare!»
Scoppio a ridere: «Ok! Quando vuoi andiamo a fare una rapina!»
«Sarebbe divertente...»
Gli do una gomitata che nemmeno sente: «Che c’è, ti annoi qui sotto?»
Lui mi osserva per un po’: «Ero abituato a viaggiare, uccidere, addestrarmi. Era la mia vita e ora non faccio più nulla di tutto ciò, non posso nemmeno addestrarmi come si deve. Quegli incapaci non reggono più di qualche pugno.»
«Mhh quando finirai di addestrarmi potrai combattere con me!»
Lui mi guarda intenerito: «Non ti sottoporrei mai a quel trattamento piccola.»
«Che trattamento?»
«Dovresti essere come me e non ti farò passare quello che ho passato io.»
Sono confusa: “Di che parla?”
Lo guardo con aria interrogativa e quando sto per chiedergli cosa intende lui sbuffa e si alza dal letto, si riveste e va verso la porta. Mezzo secondo dopo qualcuno bussa.
In questi mesi ho scoperto che ha un udito finissimo, io non avevo sentito nessuno ma ecco che qualcuno interrompe la conversazione quando si faceva interessante.
Intravedo David quando sbircio per vedere chi è.
«Mark. La situazione sta degenerando, la gente è infuriata, si sta radunando sotto casa tua e non sappiamo cosa fare. E un’altra cosa: i tizi armati là fuori continuano a riapparire e ogni giorno sono sempre più vicini.»
“Non va bene.. è meglio che mi rivesta.”
Afferro i vestiti sparsi a terra dal mio lato del letto e mi vesto sotto le coperte. Infilo gli anfibi e raggiungo Mark.
«Ciao David.»
Mi fa un cenno con la testa: «Amara.»
Noto il pugno stretto e la mascella serrata di Mark e so che oggi non sarà tanto paziente: ormai leggo le reazioni del suo corpo come un libro aperto. Ho un brutto presentimento: è meglio che gli stia vicino.
Uscendo in veranda noto che la gente man mano si sta radunando in strada, accanto casa nostra.La folla è molto più grande del solito: la strada è piena. Credo che si sia riunita quasi tutta la città. Noi tre scendiamo di sotto e raggiungiamo otto delle guardie armate che si sono fermate davanti alla folla per evitare risse inutili.Resto sorpresa nel notare che la gente non ha più paura di Mark, come fanno a dimenticare in pochi mesi?
Si, ultimamente non ha fatto niente per tenere alta la sua fama da spietato assassino, ma arrivare addirittura a provocarlo quando qualche mese fa nessuno aveva il coraggio di parlare di lui ce ne passa.
Siamo alle solite, c’è chi urla che non se ne può più di stare chiusi qui sotto, c’è chi urla che il cibo scarseggia e qualcuno acclama a gran voce dopo una protesta, come a incitarne altre. A un lato della strada si è formato un piccolo gruppo di circa quaranta persone che gridano a gran voce: «Vogliamo uscire!»
Si comportano come bambini. Sono perplessa. Se non fosse stato per Mark sarebbero tutti morti e ora si lamentano quando tenta di proteggerli dalla gente che c’è la fuori.
Avverto un’aura malvagia che non sentivo ormai da tempo avvolgermi e istintivamente faccio un passo indietro per allontanarmi da Mark, come se potesse esplodere da un momento all’altro. Vedo David e le guardie fare lo stesso e per la prima volta capisco di non essere l’unica a sentire quell’aura spaventosa che lui emana quando si arrabbia. Il mostro è tornato, e qualcuno oggi farà una brutta fine.
«ORA BASTA!»
Attorno a noi cala subito il silenzio. Mark non è solito alzare la voce ma quando succede ti fa saltare il cuore in gola.
«Volete prendere il mio posto?!! Volete decidere voi cosa è meglio?! Fatevi avanti, coraggio!!»
Chiudo gli occhi e prego che nessuno sia così stupido da accettare il suo invito.
Tento di farlo ragionare: «Mark... ti prego calmati.»
Si volta verso di me e mi trafigge con quello sguardo che mi fa pietrificare, quello che mostra chi è in realtà, è spietato e letale.
«Zitta!.. non immischiarti.»
Si trattiene a stento e io non oso dire altro. Si volta verso la folla: «Allora? Nessuno?!!»
Un uomo dal fisico longilineo e allenato si fa strada tra le guardie: «Non sai gestire questa città!! È assurdo non permetterci di uscire! Io prenderò il tuo posto e soddisferò questa gente!»
Vedo David impallidire e venire verso di me: «Amara, forse è meglio se torni dentro.»
«No, voglio restare.»
«Senti, prima che arrivassi qualcuno ha attaccato Mark, e non è finita bene, è per quello che la gente lo temeva, non capisco come abbiano fatto a dimenticare tutto.»
«Non mi muovo da qui David.»
Sospira, arrendendosi, e si allontana.
Noto alcune facce tra la folla, sono pallide e angosciate e capisco che non tutti hanno dimenticato il passato. Mi chiedo cosa abbia fatto Mark durante quell’avvenimento.
Alcuni corrono via, spaventati, ma quell’uomo che ho già visto tante volte, di cui mi sfugge il nome, non accenna ad allontanarsi.
Osservo Mark, la sua faccia al momento è cattiveria pura. Fa schioccare le dita, poi anche il collo inclinando la testa di lato... è inquietante. Gli fa cenno di avvicinarsi, lo sta sfidando apertamente: non finirà bene per quell’uomo.
Mark non è armato al momento ma so che le armi non gli servono, è capace di uccidere anche senza.Sto lì impalata, guardo l’uomo avvicinarsi a Mark senza la minima paura, sembra davvero convinto che riuscirà a batterlo. Mark è fermo a un metro da lui e aspetta così pazientemente da sorprendermi. So che non attacca mai per primo, lascia che siano loro ad attaccare... ma la pace che emana in questo momento è quasi surreale.
Il suo elemento non è il fuoco, né la terra, l’aria o l’acqua... no... il suo elemento è l’assenza di vita... sa che ucciderà, e questo gli dà pace... e si vede solo a guardarlo.
L’uomo si mette in posizione, forse è così sicuro di sé perché conosce qualche tipo di arte marziale. Lo attacca con sicurezza ma non lo colpisce nemmeno una volta, non riesce neanche a sfiorarlo.
Vedendolo attaccare capisco che è esperto e allenato, si vede dalle posizioni e dagli attacchi rapidi e precisi, sa cosa sta facendo. Il suo problema è che sta lottando contro l’aria. Mark è troppo veloce. Evita le sue mosse con estrema facilità: è come se riuscisse a prevedere ogni singola azione prima che la compia.
Vedo Mark sferrare un pugno che lo colpisce al mento facendolo cadere a terra, mi sembra quasi di riuscire a sentire il dolore che quell’uomo sta provando.
«Forza, rialzati se hai il coraggio...»
Dentro di me prego che non lo faccia, che resti a terra, che torni strisciando dal nascondiglio da cui è uscito. Non sopravvivrà se si alzerà da terra, so che il mio uomo non avrà pietà di lui.
Mark gli gira intorno come uno squalo aspettando che si rialzi e quando lo fa, lo colpisce di nuovo alla mascella. Quel poveraccio sputa via un dente e tanto sangue... il pugno era così forte da fargli quasi perdere i sensi. Cade a terra, incapace di reggersi in piedi.
“Resta a terra... resta a terra!.. Non alzarti, non farlo!”
Si rialza... “Idiota...”
Nessuno tenta di fermare il combattimento, siamo tutti paralizzati, la gente osserva in silenzio sconcertata: c’è chi trattiene il fiato, chi si copre la bocca con la mano, chi soffre immaginando il dolore di quell’uomo. Ci sono facce contorte, pallide e c’è chi addirittura non osa nemmeno guardare. Le guardie sembra quasi che fingano di non esistere e io guardo Mark affascinata, eccitata e spaventata allo stesso tempo. È impossibile non provare eccitazione e curiosità mentre lo guardo in azione e, nonostante sappia che il suo avversario morirà, non riesco a provare niente di diverso: non sono più l’Amara di una volta ormai. Ho gettato alle spalle il passato accettando la nuova realtà. Questo mondo è crudele e anche io ho imparato a esserlo.
L’uomo attacca nuovamente tentando di colpirlo al petto, all’altezza del cuore. Mark blocca il suo tentativo e di rimando gli spezza il polso con la sola forza della mano, piegandoglielo all’indietro con violenza. L’uomo urla ma prima che il suo urlo possa avere fine Mark lo colpisce forte alla gola... so che ha compromesso il funzionamento della trachea: lo lascerà morire soffocato.
Rabbrividisco. Vederlo gettarsi a terra e tentare di respirare è atroce.Mark è in piedi accanto lui e nessuno osa muovere un muscolo, me compresa. Non potrei far nulla per lui nemmeno se volessi... non ho alcun mezzo per salvare qualcuno con un danno simile. Mentre lo osservo capisco che per Mark uccidere una persona equivale a schiacciare un insignificante insetto.
Mark guarda la folla di gente terrorizzata: «Allora, qualcun altro vuole tentare di prendere il mio posto?»
Questa volta nessuno si fa avanti.
«Finché sarò io a comandare qui dentro, dovrete sottostare alle MIE regole! Se non vi sta bene siete liberi di andarvene, ma non metterò a rischio la vita dei miei uomini per scortare voi fuori da Sub Vegas per permettervi di fare le vostre escursioni del cazzo. Vi avviso... fate questo casino un’altra volta e vi ucciderò con le mie stesse mani.»
Nessuno osa controbattere. «Ora tornate alle vostre case!»
La gente dà un ultimo sguardo all’uomo che sta ancora soffocando e poi corre via.
Mark si abbassa e spezza il collo all’uomo agonizzante senza il minimo sforzo, poi si rivolge alle guardie: «Fatelo sparire.»
Quando torna da me la sua aura malvagia è sparita. Sembra aver nutrito quel suo lato terrificante.
Sospiro per il sollievo, grata di non dovermi sorbire il mostro per una volta.
Torniamo a casa mano nella mano mentre le guardie trascinano via il corpo mentre rimugino su ciò che è successo: è il primo omicidio a cui assisto realmente. Quando Mark uccise Adam io ero di spalle, stavo scappando. E non ho visto morire nemmeno il tizio che prendeva le provviste da Eric o Eric stesso.
È stato orribile vedere quell’uomo soffocare, mi sembrava quasi di poter provare l’angoscia, il terrore che ha provato sapendo di essere spacciato, mi sembrava di riuscire a sentire i polmoni che richiedevano disperatamente di essere riempiti... non credo riuscirò a togliermi la sua agonia dalla testa tanto facilmente.Rabbrividisco per l’ennesima volta oggi e Mark se ne accorge, si ferma e mi mette le mani sulle spalle piazzandosi davanti a me: «Piccola, era necessario, lo capisci? Non potevo lasciare che quella gente uscisse dalla città, gli uomini là fuori sono armati e probabilmente vogliono farci fuori. Né posso permettere che si scateni una ribellione qui sotto, devono temermi, è l’unico modo per tenerli a bada.»
Ha ragione, non avrebbero smesso di lamentarsi, qualcuno sarebbe insorto e sarebbero morte molte più persone. Dopo tutto ha scelto il male minore. Uno ha pagato per la stupidità di tutti e il messaggio è arrivato forte e chiaro: è Mark che comanda e devono rispettarlo, soprattutto se non vogliono fare la stessa fine di quel poveraccio.
Torniamo in camera e accendo il portatile, voglio guardare un film con lui: non ho film horror nel mio PC però ne ho tanti di fantascienza. Ne scegliamo uno insieme e torniamo sotto le coperte a goderci il film come se nulla fosse successo.

◀ SECONDO capitolo ▶

Il film è ormai finito da un po’ e io ho preso in ostaggio Mark sotto le coperte. Non voglio che si alzi. Non voglio uscire da questo comodo letto caldo.Mi guarda esasperato: «Non possiamo stare a letto tutto il giorno, Amara!»
Gli sorrido divertita: «Certo che possiamo! Sei tu il capo ricordi?»
«Si esattamente, e ho deciso che è ora di alzarsi!»
Metto il broncio: «No, queste decisioni non le puoi prendere.»
Scoppia a ridere e mi scopre all’improvviso lasciandomi seminuda al freddo.
«Mark!!! Sei uno stronzo!»
«Ah si?!»
Annuisco convinta e mi rivesto a malincuore. «Ecco, contento ora?»
«Molto.»
«Allora che programmi hai per oggi?»
Si fa serio: «Dobbiamo far capire a quei bastardi che continuano ad avvicinarsi al perimetro che devono starci lontani.»
Ha catturato la mia attenzione: «E come?»
«Basterà ucciderne uno con il fucile di precisione e gli altri non oseranno avvicinarsi oltre almeno per qualche settimana.»
Mi rendo conto di non essere mai salita sulla torretta di controllo: «Posso venire anche io?»
«Certo.»
Raggiungiamo insieme la scaletta al lato della veranda, Mark sale per primo. Quando lo raggiungo rivedo il cielo, limpido e azzurro come è quasi sempre qui a Las Vegas.
Fa più caldo qui fuori, è piacevole rivedere il cielo e sentire il sole sulla pelle dopo tanti mesi.
Mi guardo intorno: sono circondata da centinaia di pannelli solari. Mark invece sta già salendo la seconda scala per salire.
Lo raggiungo e vedo Mike e Colin alzarsi dalle loro postazioni per lasciare spazio a Mark.Analizzo la torretta, incuriosita: è circondata da delle basse mura che riescono a coprire un uomo della stazza di Mark da seduto, le mura hanno tre fessure per lato e in cinque delle fessure ci sono fucili posizionati a terra con la canna verso l’esterno. Accanto a ogni fucile ci sono munizioni di grosso calibro, cuffie protettive e occhialini. Ad un lato c’è una grossa cassa militare, mi domando cosa ci sia dentro: probabilmente altre munizioni.
Mark mi dice di abbassarmi e così faccio. Siamo tutti nascosti dietro al muro della torretta, nessuno può vederci ora.
I ragazzi si levano le cuffie protettive, ricordo di averne usate di identiche al poligono con David per proteggere i timpani dai rumori degli spari.
Mi soffermo ad osservarli e noto per la prima volta che hanno degli indumenti con scritto sopra S.W.A.T. Resto sorpresa, non avevo idea che facessero parte delle forze speciali: magari facevano i cecchini già prima del disastro e per questo Mark li ha messi qui di guardia.
«Com’è la situazione?»
Mark ascolta attentamente Colin: «Sono sempre gli stessi sei o sette uomini e ragazzi. Fanno avanti e indietro. Non stanno più tornando all’accampamento. Si rifugiano qui da qualche parte. Non ho ancora capito cosa tentino di fare, non attaccano, non si avvicinano eccessivamente però restano sempre qui in zona.»
Tento di capire perché un gruppo di uomini armati dovrebbe fare questo e mi viene in mente una teoria: «Magari aspettano che finiamo le scorte per costringerci ad uscire allo scoperto.»
Mark stringe gli occhi a fessura, credo mi dia ragione: «Beh, è ora di terrorizzarli. Mettete le cuffie protettive.»
Lo osservo posizionarsi dietro il fucile, e faccio lo stesso mettendomi di fianco a lui dietro l’altro fucile.
Lo vedo scuotere la testa, divertito: «Non hai il permesso di sparare, chiaro piccola?»
Annuisco. Devo ammettere che la curiosità è davvero forte. Vorrei provare a sparare con questo gigante. Mi mordo le labbra, tentata.Mark dice: «Mike spiegale come funziona.»
Mike si avvicina a me e mi insegna a maneggiare il gigante che ho davanti. Mi spiega tutto quanto mettendomi in guardia sul rinculo del fucile, poi controlla che io sia posizionata correttamente e si allontana sotto lo sguardo attento e possessivo di Mark. Mi viene da ridere, gliel’ha chiesto lui e poi lo guarda storto.Il mio killer preferito mi osserva e inarca un sopracciglio quando vede la mia espressione da ragazza disobbediente. Mi mordo nuovamente le labbra, sempre più tentata dal fucile che ho davanti.
“E se disobbedissi e sparassi un colpo?”
«Piccola, trova l’uomo con la maglia gialla. È a 450 metri, alla tua sinistra.»
Regolo il mirino come mi ha spiegato Mike e poi mi metto alla ricerca del bersaglio. Ci metto un po’ a trovarlo ma alla fine ci riesco.Guardo Mark con occhi supplicanti per qualche secondo.
«Vuoi proprio sparare eh?»
Annuisco.
«E sei sicura di voler sparare con quello?»
«Perché?»
«Perché è un fucile anti-materiale calibro 50.»
Lo guardo come se capissi di che sta parlando: “Cos’è un fucile anti-materiale?” Rispondo solo: «Per favore!»
«E va bene! Indossa gli occhiali che hai di fianco. Mira ad un punto non vitale. Lo finirò io. E un’ultima cosa, non guardare se sei riuscita a prenderlo o meno.»
«Ma...»
Mi interrompe: «Se non mi dai retta non ti farò più sparare.»
“Oh...”
Vorrei saltare dalla gioia: non riesco a crederci, sto per sparare con questo gigante!
Vedo Mike e Colin perplessi mentre noi parliamo di uccidere un uomo come se stessimo decidendo se bere tè o caffè la mattina. Sento un bisbiglìo: «Certo che sono fatti l’uno per l’altra eh?» Lo sente anche Mark e lo vedo trattenere un sorriso soddisfatto.
«Su forza prendi la mira.»
Punto alla spalla di quell’uomo che sta fermo lì a guardarsi intorno ignaro di tutto: “Tanto morirà comunque, poco importa se gli sparo prima no?”
Il cuore mi batte a mille per l’eccitazione quando Mark mi ordina di sparare.
Prendo un respiro profondo e poi trattengo il fiato, mi preparo all’impatto del rinculo, osservo il mio bersaglio e sparo.
Il colpo è assordante nonostante le cuffie e il rinculo è stato talmente forte da farmi credere di essere appena stata investita da un’auto in corsa. Non riesco a parlare per lo shock. Sento delle urla di dolore in lontananza ma mi trattengo dal guardare. Poi un altro sparo meno forte copre le urla che cessano un istante dopo, quell’uomo è morto.
Sento tante altre grida e imprecazioni e guardo su, oltre il muro di protezione: vedo in lontananza degli uomini fuggire come topi che scappano da un predatore alato. Mi volto verso Mark con un enorme sorriso stampato sulla faccia, lui non riesce più a trattenersi vedendo l’eccitazione sul mio viso e ride di gusto.
L’adrenalina in circolo mi esalta nonostante il violento e doloroso urto che mi ha fatto vibrare tutto il corpo. Sparare con questo gigante è stato eccitante. Se fossimo stati soli sarei finita col saltare addosso a Mark.
Mark tenta di tornare serio e si rialza. Io faccio lo stesso.
«Teneteli d’occhio. Vediamo se la smettono di girare attorno al perimetro.»
Torniamo di sotto e, troppo eccitata, gli salto in braccio ignorando il dolore alla spalla: «È stato pazzesco!»
Lui mi osserva divertito, dopo avermi afferrata al volo: «Forse Colin ha ragione: siamo fatti l’uno per l’altra.»
Annuisco eccitata e lo bacio lasciando trasparire il mio desiderio e il bisogno di lui. Questa eccitazione mi fa finire dritta in camera da letto, nuda e posseduta dal mio Killer preferito per la seconda volta oggi. Siamo in camera e continuo a chiedermi perché Mark mi abbia impedito di guardare il bersaglio: «Mark, che differenza c’è tra un fucile anti-materiale e quello che hai usato tu?»
Lui mi guarda come se gli avessi chiesto di spiegarmi che differenza c’è tra aria e acqua. «Ma come, sembrava sapessi di che parlavo.»
Faccio l’innocente: «Beh, io non ti ho mica detto di saperlo.»
Lui scuote la testa e poi inizia la spiegazione: «Un fucile anti-materiale, piccola, viene usato per trapassare muri, camion, blindati, può persino abbattere un elicottero se usato correttamente.»
«Oh...»
Inizio a capire perché mi ha proibito di guardare. Se è così potente cosa può fare ad una spalla umana? Mi viene la pelle d’oca quando immagino gli effetti di quell’enorme proiettile sulla spalla di quell’uomo.
Come se mi leggesse nel pensiero mi dice: «Su non pensarci più, è morto pochi secondi dopo. Ora ho bisogno di te.»
Le sue ultime parole mi distraggono dall’immagine dell’arto amputato di quel tipo: «Per cosa?»
«Ho indetto una riunione con i miei uomini, voglio che venga anche tu.»
Sono sorpresa, non mi aveva mai fatto partecipare ad una riunione prima d’ora.
Mezz’ora più tardi abbiamo raggiunto la grande caserma dove vivono tutte le guardie. Nella stanza ci sono dieci porte per lato, accanto all’ingresso a sinistra c’è una piccola cella con delle grosse sbarre e a destra una scala che porta al piano di sopra. Siamo in un salone enorme con un immenso tavolo in legno scuro. Agganciato al soffitto noto un proiettore e sul tavolo dei portatili e dei mazzi di carte.
Tutti gli uomini di Mark sono seduti al tavolo e sono davvero tanti. Conto circa quaranta persone sedute in attesa.
Sono seduta accanto a David e di fianco a me c’è la sedia vuota di Mark. Lui si ferma a capotavola e poggia i pugni sul legno del tavolo, tutti smettono di chiacchierare e lo osservano, in attesa che inizi a parlare.
«Oggi abbiamo fatto la nostra prima mossa contro i nemici che circondano il perimetro per far capire loro che siamo armati e pronti ad attaccare, ma non sono fiducioso del fatto che recepiscano il messaggio. Probabilmente ci lasceranno in pace per una settimana, forse due, ma poi torneranno. Potrebbero anche decidere di attaccare dato che noi lo abbiamo fatto per primi. Eric mi ha dato delle informazioni utili a conoscere il nostro nemico. L’accampamento da cui provengono è a pochi chilometri da qui e non è come il nostro: è stato creato dopo l’attacco. Ospita un centinaio di civili e 23 combattenti, per la maggior parte spacciatori, stupratori e mafiosi. Il loro obiettivo è prendere con la forza questo posto, a quanto pare ci hanno già tentato con l’uomo addestrato che aveva tentato di uccidermi venti giorni dopo l’attacco nucleare.»
Si ferma per qualche istante per assicurarsi che tutti stiano seguendo attentamente ciò che dice e poi continua: «È chiaro che arriverà il momento in cui dovremmo sbarazzarci di loro e voglio che siate tutti ben addestrati e preparati. Quindi fra un’ora David, Jensen, Enrique e Matt dovrete raggiungermi al campo per iniziare l’addestramento e, una volta pronti, sarete i responsabili dell’addestramento di tutti gli altri presenti.»
Ora osserva i quattro cecchini: «Voi dovrete reclutare altri quattro tiratori e istruirli. Dopo l’addestramento, in situazioni di emergenza, vi alternerete in gruppi da quattro sulla torretta.»
Si volta verso di me e continua: «Amara, abbiamo bisogno anche delle tue conoscenze. La tua conoscenza dell’anatomia umana ti permette di essere molto più letale di quasi tutti i presenti, quindi dovrai insegnare loro dove colpire per fare più danni velocemente durante un combattimento o una sparatoria.»
“Oh...”
Non me l’aspettavo... sono senza parole.
“Io devo istruire quaranta uomini grandi e grossi e spiegare loro come uccidere? Io che avevo deciso di fare il medico?”
Mi viene quasi da ridere per l’assurdità della situazione.
Annuisco quando noto che Mark mi sta fissando in attesa di conferma da parte mia.
Continua dicendo: «Bene. Per imparare l’anatomia umana vi dividerete in due squadre da venti e vi presenterete in questa stanza alle quattro del pomeriggio. Inizierete domani. Dovrete diventare letali, queste persone vanno protette, quindi impegnatevi.»
Osservo le guardie, sembrano felici di questa novità. Immagino sarà più facile per loro calarsi nel ruolo dopo l’addestramento. Dopo tutto più della metà delle persone qui dentro non sono militari.
«Siete liberi di andare ora. David, Enrique, Jensen, Matt, con voi ci vediamo fra un’ora.» Mark mi prende per mano e mi trascina nel campo di addestramento ma io vorrei solo addentare qualcosa, è ora di pranzo.
Lo guardo supplicandolo e lui capisce subito: «Non esiste, non avrò tempo dopo, mangerai quando finiamo.»
Sbuffo: ogni volta è sempre la stessa storia, non capisco nemmeno perché continuo a tentarci. «Sei crudele!»
«Un giorno mi ringrazierai...» Si incupisce: «Anzi, spero che tu non debba mai farlo.»
Lo seguo, esasperata, e iniziamo l’addestramento.
Combattiamo per circa venti minuti, poi passiamo ai bersagli in movimento per addestrarmi a sparare. Riesco a colpirli l’85% delle volte, anche quelli più veloci. «Molto brava, piccola Amara. Mi sorprendi sempre.»
«Davvero?»
Lui annuisce: «Sei capace di battere quasi tutte le guardie a questo punto.»
«Cosa?! Non mi sembra di essere così brava.»
«Solo perché affronti me.»
«Ma non sono ancora riuscita a colpirti nemmeno una volta!»
Lui ride: «Su piccola, chiedi l’impossibile.»
«Non prendermi in giro! Sei davvero stronzo!»
Il suo sguardo si fa minaccioso ed eccitante: «È la seconda volta che mi chiami stronzo oggi...»
“Oh...”
“Si, ti sei cacciata nei guai.”
Deglutisco mentre si avvicina minaccioso, il mio corpo inizia ad accendersi per lui, come se sapesse già quello che sta per succedere.
Indietreggio volutamente fino a trovarmi contro un muro, mi piace essere la sua preda.
È di fronte a me, eccitante e pericoloso, mi afferra i fianchi e mi fa voltare. Sento il suo respiro sul collo: «Che devo farti, piccola Amara?»
La sua erezione spinge forte contro di me e la sua mano sale sfiorandomi delicatamente fino a raggiungere la mia gola: «Avresti il coraggio di dirlo una terza volta, piccola?»
Mi sta sfidando e io non riesco a trattenermi, sono bloccata tra il muro e il suo corpo marmoreo ma ho davvero voglia di sfidarlo, così con voce tremante ed eccitata dico: «Sei uno stronzo...»
La sua mano si stringe attorno alla gola mentre spinge più forte contro di me la sua erezione d’acciaio facendomi male. L’altra mano mi colpisce forte la natica sinistra.
Mi concede di respirare di nuovo e ansimo, eccitata e impaurita, ma non riesco a non provocarlo: «Davvero stronzo!»
«E tu sei davvero masochista. Non hai il permesso di muoverti. Chiaro?»
La mia temperatura è appena salita di colpo di dieci gradi: “Cosa vuole farmi?”
Resto immobile. Non lo sfiderò oltre, non oso muovere nemmeno un muscolo. Vorrei tanto girarmi per vedere dov’è o cosa sta facendo dato che non si sente il minimo rumore.
Qualcosa di sottile mi colpisce forte il sedere facendo un gran male nonostante i vestiti, non ha mai usato niente di simile su di me prima d’ora.
Gemo per il dolore di quella che sembra una violenta frustata e subito dopo arriva la successiva, irrigidisco i muscoli nell’inutile tentativo di sentire meno dolore. Ogni frustata mi fa ansimare e bagnare nonostante il dolore.
Continua a frustarmi finché non lo supplico, incapace di sopportare oltre la sua punizione: «Mark! Ti prego..!»
Vedo i suoi pugni poggiarsi al muro ai lati del mio viso: in una mano stringe l’oggetto che ha usato per frustarmi. Sbircio con la coda dell’occhio senza muovermi... non ho intenzione di disobbedirgli ora. Riconosco la mia corda da salto e pensare che abbia usato un mio oggetto per punirmi mi fa eccitare ulteriormente.
Mi mordo le labbra e aspetto, immobile.
«Sai essere così obbediente quando vuoi.»
Lascia cadere la corda e poi le sue mani sono sui miei fianchi, scendono fino a raggiungere il mio inguine: «Scommetto che sei tutta bagnata...»
Mi conosce troppo bene ormai.Le sue mani tornano sui miei fianchi, poi mi fa girare sbattendomi di schiena contro il muro. Si china sulla mia scollatura per baciarmi e mordermi.Il mio collo viene riempito di lenti ed eccitanti baci quando inclino la testa di lato per offrirmi a lui. Mi tira il lobo dopo averlo afferrato coi denti e gemo eccitata dalle sensazioni che mi fa provare.
Il mio corpo vibra ad ogni suo tocco, le sue labbra morbide mi incendiano la pelle quando la toccano e i suoi respiri sul collo mi provocano intensi brividi di piacere.
La sua mano si insinua sotto la mia canottiera, sotto il reggiseno e trova il mio capezzolo teso, lo tira e pizzica facendomi mugolare e contorcere.
Le mie mani sono sul suo petto, esplorano il suo corpo, le mie dita disegnano il contorno dei suoi muscoli scolpiti e quando pizzica più forte le mie unghie si spingono involontariamente contro la sua carne.
L’altra mano trova i miei capelli, li afferra e tira facendomi inclinare la testa verso di sé, poi mi morde delicatamente seguendo la linea della mascella, arrivando fino al mento. I suoi denti mi acchiappano il labbro inferiore mentre mi tormenta il capezzolo e io non resisto più e lo bacio, piena di desiderio.
Sento degli sguardi addosso, Mark si stacca da me lasciandomi desiderosa e insoddisfatta. Mi volto e vedo David, Jensen, Matt e Enrique guardarsi intorno evitando accuratamente di guardare nella nostra direzione.
Credo di esser diventata rossa come un peperone. Sistemo di corsa reggiseno e canottiera e tento di scappare ma Mark mi blocca mettendomi una mano attorno alla gola e sbattendomi nuovamente contro il muro. Mentre col dito sfiora la sottile cicatrice sul seno che lui stesso mi ha provocato, mi sussurra all’orecchio con voce seducente e possessiva: «Riprenderemo dopo, piccola.»
Quella promessa mi fa prendere fuoco e ansimare. Mi ritrovo a desiderare che non si fosse fermato e che avesse ignorato le guardie: “Amara! Sesso in pubblico? Sei impazzita?”
Tento di darmi un po’ di contegno e, appena mi lascia andare, soddisfatto della mia reazione, corro via imbarazzata.

◀ TERZO capitolo ▶

È mattina, sono affacciata alla finestra del bagno osservando Mark addestrare David e gli altri tre uomini.
Li sta massacrando, sono visibilmente sfiniti, si sono allenati fino a tardi ieri e stamattina sono di nuovo sotto casa.
Mark non gli dà tregua.
“Come fa a non essere mai stanco?”
È persino riuscito a possedermi per ore dopo l’addestramento. Non può pretendere che quei quattro stiano al suo passo da un giorno all’altro. Devo aiutarli prima che svengano.
Vado di sotto e raggiungo la Signora Lewis alle cucine. È una donna fantastica, si occupa di cucinare ogni giorno per tutta la città insieme a tredici aiutanti. Gestisce tutte le scorte di cibo.
«Amara! Come mai da queste parti?»
«Salve! Mark sta addestrando quattro dei suoi uomini e ho paura che se non porto loro qualcosa da mangiare finiranno per svenire. Tra ieri pomeriggio e stamattina hanno fatto almeno otto ore di allenamento: devo salvarli. Ha qualcosa per me?»
«Poveri ragazzi.» Prepara quattro panini con uova strapazzate e patate al forno, li sistema in un cestino assieme a quattro bottigliette d’acqua e a quattro barrette di cioccolato.
«Ecco tieni, ti saranno grati.»
«È davvero fantastica!»
«Suvvia smettila di darmi del lei, ti ho già ripetuto tante volte che puoi chiamarmi Emily!»
Sono stata educata diversamente ma faccio uno sforzo per farla contenta: «Va bene Emily! Grazie!!»
Lei mi fa un sorriso e io vado via con il cestino. È ora di salvare quei quattro da Mark.
Appena supero la porta a vetri mi vedono e corrono tutti e quattro verso di me.
Mi viene da ridere quando vedo la faccia piena di disappunto di Mark.
«Vi ho portato uno spuntino, tenete... lo tengo occupato io.»
Jensen perde il suo solito distacco: «Sei formidabile!!»
Sorrido: doveva essere affamato.
Si avventano sul cibo e sull’acqua come se non ne vedessero da giorni.
Mi avvicino a Mark che è appena sceso dal ring: «Sai, non sono macchine, se li fai stancare così tanto senza farli riposare un po’ prima o poi sverranno.»
Lui stringe gli occhi a fessura: «Devono allenarsi.»
«E infatti li hai allenati per almeno otto ore tra ieri e oggi. Lasciali riposare.»
«E io cosa dovrei fare nel frattempo?!»
«Puoi allenare me!»
«Ti sacrifichi per lasciare riposare loro?»
«Esattamente.»
«E non ti disturba che ti guardino?»
«Mhh, non più. Dopo tutto hai detto che ormai sono più brava di loro.»
«Ok. Ma l’hai voluto tu. Non sarò tanto delicato con te, hai fatto fuggire i miei uomini nel bel mezzo di un addestramento.»
Ho improvvisamente voglia di scappare. Mi guardo intorno per valutare le possibili vie di fuga ma Mark se ne accorge subito: «Non ci provare!»
“Ecco cosa si guadagna ad essere gentili.”
Salgo sul ring e mi preparo ad affrontare l’uomo più addestrato e letale al mondo.
Mi raggiunge, sento gli sguardi degli spettatori addosso. Per fortuna non mi danno fastidio o non riuscirei a concentrarmi.
Mi attacca subito e mi colpisce allo stomaco.
“Ahi!”
Almeno non ci mette tanta forza... «Dammi almeno il tempo di prepararmi!!»
«Oh no piccola, non stavolta.»
Sarebbe stato meglio non immischiarsi... avrei dovuto lasciarli svenire. Povera me, in che guaio mi sono cacciata!
Contrattacco con un calcio che mira al suo petto, lui mi afferra la gamba e mi spinge via facendomi cadere sugli elastici.
Mi rimetto subito in piedi e lui attacca di nuovo, stavolta sono preparata e riesco a parare i suoi attacchi. Anche le parate sono dolorose però.
Devo riuscire a metterlo K.O. così magari abbasserà la cresta. Ma come? Non ci sono mai riuscita.
Improvvisamente la sua velocità aumenta, diventa molto più faticoso parare i suoi colpi. Paro altri due attacchi e mi colpisce almeno altre dodici volte, facendomi male.
Vedo un pugno arrivarmi verso la faccia, così per evitarlo mi abbasso e lì trovo la mia opportunità, devo fargli uno sgambetto!
Allungo la gamba gli do un forte calcio contro la caviglia tenendo le mani a terra per restare in equilibrio. Riesco a colpirlo ma scoppia a ridere... il mio calcio non lo ha smosso di un centimetro.
Sono a bocca aperta: stavo già per mettermi a saltare per la gioia ma a quanto pare ero totalmente fuori strada.
Mi rimetto subito in piedi, in allerta, e sferro un altro calcio ma lui mi afferra il polpaccio e stavolta, invece di spingermi via, mi lancia in aria. Mi rendo conto che sto per cadere di faccia sul ring.
Metto subito avanti gli avambracci per coprirmi e atterrando riesco a non sbattere la faccia contro il pavimento del ring.
Ci sta andando pesante oggi... vorrei solo scappare.
Allungo la mano per arrivare al bordo del ring ma lui mi afferra una caviglia, mi tira a sé e mi fa girare sollevandomi e sbattendomi nuovamente contro il pavimento, questa volta di schiena.
Ringrazio di aver deciso di combattere sul ring o a quest’ora, dopo tutti i colpi presi, non sarei stata capace di rialzarmi.
Mi dà un leggero calcio al piede: «Allora, ti arrendi?!»
Devo riuscire a imbrogliarlo o distrarlo, è l’unico modo per avere una chance. È sempre un uomo dopo tutto e so che non riesce a resistermi.
So di star giocando col fuoco e che finirò per scottarmi ma... voglio vincere almeno una volta, solo una. La tentazione è così forte che cedo e decido di manipolarlo.
Invece di alzarmi mi metto in ginocchio, a pochi centimetri da lui. Tengo le braccia strette ai lati in modo da stringere il seno, per renderlo più provocante, e poggio le mani tra le gambe. Inarco la schiena in modo da dargli una visuale migliore del mio sedere fasciato dai leggings.
Lo guardo sottomessa e mi mordo le labbra, vedo i suoi occhi di ghiaccio diventare scuri e capisco di stare riuscendo a distrarlo: «Sei troppo forte per me. Hai vinto, mi arrendo.»
Le mie mani ora sono sulle sue gambe, lo accarezzo e tocco, poi arrivo al mio obiettivo mentre continuo a tenerlo distratto continuando a guardarlo negli occhi e massaggiargli le gambe.
Sfilo con delicatezza dalla sua fondina un coltello da lancio. Quando capisce cosa ho fatto è troppo tardi, il coltello è puntato contro la sua arteria tibiale posteriore e gli punge il polpaccio muscoloso oltrepassando il pantalone.
Un sorriso vittorioso mi si stampa sulla faccia quando vedo la sua espressione scioccata.
«Sei debole Mark... sei stato battuto dalla tua allieva.»
Mi mordo le labbra, ancora in ginocchio davanti a lui. Stringe gli occhi a fessura vedendomi trattenere una risata.
Molto lentamente allontano il coltello dal suo polpaccio e lo rimetto a posto nella fondina. So che me la farà pagare per questo ma la vittoria è così dolce, dopo tutti questi mesi, che non mi importa.
La sua aura pericolosa mi investe e il mio battito accelera così come il mio respiro. La felicità lascia spazio alla paura, il mio sguardo passa da soddisfatto a impaurito e sottomesso in un nanosecondo. Non oso muovermi mentre lui mi sovrasta con quel corpo possente e letale.Sarò anche riuscita a fregarlo oggi, ma il timore che mi incute ora mi rimette al mio posto.Si abbassa e poggia un ginocchio a terra, il suo sguardo mi cattura e il mio mondo scompare, non esiste più nulla, solo i suoi occhi di ghiaccio: mi sembra di essere tornata a tanti mesi fa, al The Cube. Deglutisco ansiosa e impaurita... smetterà mai di farmi questo effetto? Ho paura di cosa mi farà.
«Sei davvero scorretta, piccola... cattiva... Amara.»
Le sue dita mi sfiorano la coscia inondando il mio corpo di brividi.
«Sento la tua paura... ti stai chiedendo cosa ti succederà, non è vero?»
I suoi occhi diventano due pozze scure quando le sue pupille si dilatano. So che sta immaginando la sua vendetta.
Sussurro un tremante: «Ti prego...»
«Shhh... ti conviene scappare, ora... prima che cambi idea e ti sottometta con loro che ci guardano.»
Non ci penso due volte ma mi blocca prima che possa alzarmi: «Stasera sarai mia... cosa ti succederà piccola Amara?»
I muscoli tra le mie cosce si contraggono, sono eccitata e spaventata allo stesso tempo.
Mi blocca la testa mettendomi una mano dietro la nuca e poi mi bacia. I suoi denti trovano il mio labbro inferiore e lo mordono forte, fino a farlo sanguinare, gemo ma lui blocca il mio gemito possedendomi la bocca con la sua lingua esperta.Si ferma e mi sussurra: «Va... scappa...»
Quando mi rialzo mi dà una forte pacca sul sedere che mi fa sobbalzare. Mi precipito giù dal ring e mi volto per guardarlo un ultima volta mentre sopporto a stento il doloroso pulsare del labbro che ha subito il suo assalto... il sorriso malvagio che trovo sul suo volto mi fa tremare.
Passo di fianco a David e gli altri, mi stanno guardando con ammirazione. Faccio loro un gran sorriso e rientro in casa, felice che qualcuno abbia assistito alla mia piccola vittoria e grata che Mark abbia deciso di rimandare la sua vendetta a stasera, lontano da sguardi curiosi. Sono quasi le quattro del pomeriggio, mi trovo nella grande sala in cui ieri ho assistito alla riunione. Con me ho il mio portatile che ho collegato al proiettore. Sul muro le immagini proiettate dal mio PC: il sistema arterioso, quello scheletrico e quello muscolare. Sono pronta per la lezione di anatomia.
Trattengo una risata sconcertata quando penso che dovrò insegnare loro a uccidere. Mi siedo accanto al portatile e aspetto che tutti arrivino.
I miei pensieri tornano a Mark e a quello che è successo oggi sul ring: chissà cosa ne sarà di me stanotte.
Mi sto mordendo nervosamente un’unghia quando vengo distratta da delle persone che entrano nella stanza. Sono Jensen, David, Matt e Enrique.
Si lasciano cadere sulle sedie accanto a me, sfiniti e sudati. Matt sposta, infastidito, una ciocca di capelli biondi che gli ricade davanti agli occhi. Jensen sprofonda nella sedia. Enrique si asciuga il sudore con la sua stessa maglia e David si scola un litro d’acqua alla velocità della luce.
Li guardo perplessa: «Avete appena finito con Mark?»
Annuiscono, disperati.
«Ma l’addestramento è già finito?»
Jensen scuote la testa: «No... magari, riprendiamo domani. Solo perché ha detto che stasera è occupato.»
Deglutisco nervosamente e consiglio loro di riposare stasera.
David mi studia, sembra orgoglioso.
«Tutto ok David?»
«Si... sono... sorpreso. Sei diventata davvero brava. Riesci a parare buona parte dei suoi colpi. E poi sei stata furba, hai usato la testa sapendo di non poterlo battere altrimenti.»
Iniziano ad applaudire come se avessi vinto la medaglia d’oro alle olimpiadi. È tremendamente imbarazzante: «Basta vi prego!! Piantatela, non ho fatto niente di che.»
Gli altri uomini presenti nella stanza ci guardano curiosi, non penso che abbiano capito cosa è successo però.
Vedo entrare altre sette persone e tutti si sistemano al tavolo aspettando.
“Ok... Questo è più imbarazzante dell’applauso.”
Non sono un insegnante. Sono davvero nervosa. Sono sola con venti uomini grandi e grossi che mi fissano. Avrei preferito di gran lunga una classe di ragazzini disobbedienti a questo.
Prendo un respiro profondo tentando di scacciare l’ansia e inizio la lezione di anatomia. Mi rendo conto di star dando un corso di anatomia per aspiranti assassini, mi mordo la guancia per non ridere: è davvero assurdo.
“Uff devo prenderla seriamente.”
«Quando si parla di uccidere qualcuno in modo rapido non sembra ci siano tante possibilità, soprattutto in un combattimento ravvicinato e senza usare armi da fuoco, ma se imparate a conoscere l’anatomia umana avrete molte più strade per riuscirci. Dovrete ricordare dove passano le arterie nel nostro corpo, se riuscirete a recidere le arterie principali il malcapitato morirà in pochi secondi o minuti. Ho bisogno di un volontario, chi vuole venire? Non vi sarà fatto alcun male promesso!»
Colin è l’unico che si muove dalla sedia. Mi viene incontro col suo solito passo pigro e felpato e si sistema accanto a me. È a petto nudo e ha i pantaloni corti, perfetto per spiegare agli altri i punti di attacco.
«Grazie Colin.»
Lui mi sorride, i suoi occhi ambrati mi scrutano per qualche istante, poi mi indica il suo corpo con un gesto che sembra voler dire: “Prego, sono tutto tuo..”
Tento di non scompormi per quel gesto provocatorio e riprendo subito con la lezione: «Allora, il modo più rapido di uccidere qualcuno è recidere l’arteria succlavia.»
Mostro il punto in cui si deve colpire con l’arma da taglio accanto alla clavicola e indico loro l’arteria attraverso le diapositive.
«La morte potrebbe giungere anche dopo appena tre secondi se colpite l’arteria nel modo corretto. Al secondo posto troviamo la carotide. La morte potrebbe giungere anche dopo soli dodici secondi dalla recisione.» Sfioro Colin con il dito proprio sopra la carotide per mostrare meglio dove si trova.Spiego loro che solo un colpo estremamente preciso porta a una morte così rapida ma che comunque, la morte sopraggiunge entro pochi minuti e contrattaccare per il nemico diventa impossibile poiché la perdita di conoscenza è comunque immediata.Mostro loro anche le arterie del braccio usando Colin come manichino.
«Ovviamente se siete capaci potete puntare direttamente al cuore ma è una zona più protetta e più difficile da raggiungere e la morte non è sempre così rapida come si pensa.»Mostro loro le arterie presenti nelle gambe e spiego i tempi di morte.
«Ora, alcuni di voi erano presenti quando ieri Mark ha colpito quell’uomo portandolo al soffocamento: un colpo ben calcolato come quello di Mark permette di danneggiare la trachea, un colpo meno esperto può anche provocare emorragie interne causate dalla rottura delle vene giugulari, o l’arresto cardiaco. Un colpo molto violento può anche causare il danneggiamento della colonna vertebrale. Mark sarà in grado di mostrarvi come sferrare questo tipo di attacco nel modo corretto ma in linea di massima se colpite violentemente la trachea riuscirete ad ottenere l’effetto desiderato in ogni caso.»
I loro volti interessati e attenti mi rassicurano, continuo: «Se volete invece invalidare qualcuno per facilitarvi il combattimento vi basterà recidere un tendine. Se siete a terra e riuscite a mirare al tendine di Achille e reciderlo, il vostro avversario non si reggerà più in piedi. Se volete compromettere l’uso della mano vi basterà recidere i tendini dell’avambraccio.» Mostro ai ragazzi le zone da colpire attraverso il corpo allenato di Colin.
Continuo la mia lezione molto più sicura di me continuando a spiegare a tutti i punti mortali e invalidanti e gli effetti che hanno sul nostro organismo utilizzando il corpo di Colin e le diapositive. «Bene, abbiamo finito. Colin… grazie, sei stato di enorme aiuto. Potete andare!»
Lui mi sorride, poi raggiunge gli altri che si alzano parlando tra loro delle cose di cui abbiamo discusso durante la lezione. Sembrano soddisfatti e questo soddisfa anche me.
Noto che sono passate due ore e ho improvvisamente paura di tornare a casa... e se restassi qui? Scommetto che c’è un letto libero.
David mi distrae: «Cazzo Amara, non pensavo sapessi tutte queste cose.»
«Beh, quando studi medicina d’emergenza devi saperle per forza se vuoi salvare qualcuno.»
«È stato interessante.»
«E anche molto macabro!»
Scoppiamo a ridere. «Ora vado a mangiare qualcosa, ci si vede in giro Amara.»
Lo saluto e raccolgo la mia roba. Sono ferma davanti le scale di casa e sono in ansia.
“E se volesse farmi del male? Lo farebbe?”
Sfioro la sottile cicatrice. Sarebbe capace di farmi ancora del male? Non mi odia ora, non ha senso. Prendo un respiro profondo e mi dirigo in camera da letto.
Ci metto qualche istante a decidermi a entrare. Quando entro la camera è buia. Accendo la luce, sembra che Mark non ci sia. Sospiro per il sollievo e poggio il mio portatile sulla scrivania.
Quando mi volto per andare a chiudere la porta Mark è lì, sulla soglia, e il mio cuore salta un battito: come ho fatto a non accorgermi che mi stava seguendo?